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Forum 08 Tutta la Città Educa

Pubblico·7 Partecipanti

Città educativa, città di tutti i cittadini

 

Il concetto di “città educativa” si inserisce a pieno titolo in una visione dell’educazione come processo di formazione permanente e diffusa; un processo di formazione che coinvolge tutte le componenti della società civile e può essere messo in atto attraverso lo scambio di saperi, competenze, esperienze, tra le differenti generazioni, le differenti realtà culturali, sociali, politiche, economiche che costituiscono il tessuto cittadino; un processo di formazione che rispetta e valorizza le peculiarità dei singoli e nel contempo costruisce comunità.

Nell’adottare una tale visione si esce dal preconcetto, tradizionalmente accettato, che scuola e accademia debbano essere gli unici luoghi deputati all’istruzione, luoghi in cui i ruoli di docenti e discenti sono ben definiti e separati. Si accoglie invece l’idea che l’intera società civile possa educare sé stessa. In quest’ottica la città diviene vivibile e vitale, una pianta in continua e armonica crescita la cui linfa nutriente è la cura e l’attenzione reciproca dei cittadini, che accettano la responsabilità di essere mentori gli uni degli altri, ciascuno secondo i propri talenti e il proprio vissuto.

 

Come si può realizzare la città educativa?

In primo luogo, occorre una forte, coesa e consapevole volontà di iniziare il cammino, e coinvolgere altri, da parte del nucleo fondante (che potrebbe essere, per esempio, una singola scuola, un gruppo di scuole, un comitato di genitori, un’associazione di cittadini…).

 

Nel concreto, possono essere messi in atto i seguenti passi.

·       Impegnarsi nel costruire la rete della comunità educante, che può essere via via arricchita con l’adesione di una ricca varietà di soggetti:

scuole, comitati di genitori, università, istituzioni, enti locali, cooperative, gruppi di volontariato, comitati di quartiere, singoli cittadini, strutture ospedaliere, associazioni culturali, enti di ricerca, fondazioni private, teatri, biblioteche, librerie, musei, parchi, riserve naturali presenti nel territorio, etc.

·       Formulare un patto educativo condiviso tra i soggetti costituenti la rete; individuare e definire destinatari, obiettivi, percorsi, strumenti concreti, risorse, modi e tempi di collaborazione, spazi che possano essere vissuti come luoghi di apprendimento e formazione.

·       Aprire i luoghi tradizionalmente dedicati all’istruzione (scuole, università, conservatori, accademie…) alla città, realizzando occasioni di incontro, scambio e condivisione tra differenti generazioni, differenti realtà culturali e sociali, differenti esperienze di vita.

·       Promuovere il coinvolgimento, nella ideazione e realizzazione dei progetti di formazione diffusa, di bambini, ragazzi, giovani, dando spazio e valore alle loro richieste, esigenze, idee, proposte, iniziative.

·       Tenere ben presente che la diversità è ricchezza, dando voce e considerazione, e possibilità di incidere, a quanti sono talvolta visti, e di conseguenza tali si percepiscono, come “minoranze senza voce” (comunità di immigrati, anziani, popolazione di quartieri cosiddetti “a rischio”, homeless, ospiti di case-famiglia, di istituti di rieducazione…).

·       Aprire concretamente la città ai cittadini, partendo da iniziative semplici, in parte già sperimentate, che possono tuttavia divenire consuetudini meglio finalizzate e attuate con cadenza regolare. Per esempio, realizzare passeggiate, visite a musei, mercati locali, sedi di attività artigianali, incontri con esponenti delle differenti realtà produttive cittadine; organizzare eventi teatrali e musicali, laboratori d’arte, conferenze, seminari, dibattiti, gruppi di lettura, attività sportive; promuovere corsi di educazione civica e ambientale, azioni di volontariato e interventi, aperti ai cittadini, di riqualificazione degli spazi, che mirino alla (ri)scoperta e alla (ri)appropriazione del territorio, percepito come bene comune da vivere, riprogettare, di cui prendersi cura.

·       Alimentare il “senso di appartenenza” alla comunità educante, producendo documenti “corali” che costituiscano un diario del percorso condiviso di formazione diffusa (video, foto, interviste, articoli, letture di testi esperienziali, mostre, rappresentazioni teatrali, spettacoli musicali, etc.). Tali documenti saranno patrimonio dell’intera città educativa e potranno essere divulgati all’esterno di essa, quali testimonianze concrete di un modo possibile di crescita dei singoli e della società civile nella sua interezza.

 

Va sottolineato che, come molti certamente sanno, quelle esposte sopra non sono idee nuove, tutt’altro. Sono idee che circolano e provano a dare frutto almeno dagli ultimi decenni del secolo scorso. Ma forse, ora più che mai, è necessario uno slancio nuovo e una rinnovata fiducia riguardo alla possibilità di attuarle. Una rinnovata speranza di futuro.


Grazie a tutti per l'attenzione


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I primi gesuiti pensavano l'educazione e la scuola come un opera sociale: "educare è rinnovare il mondo". Forse in occidente abbiamo finito per privatizzare e mercantilizzare l'educazione mettendola a servizio di finalità solo di mercato appunto.

C'è bisogno di una visione forte di educazione come qualcosa che ci riguarda tutti e riguarda il nostro futuro nella nostra città


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Tutta la città educa (non è solo una questione da insegnanti...

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